
L’inquinamento atmosferico ha ucciso 476mila neonati nel 2019. Lo afferma il nuovo rapporto State of Global Air 2020.
Che l’inquinamento crei numerose vittime è ormai chiaro a tutti. Ma che siano i più piccoli – ed innocenti – a pagarne le conseguenze non è ammissibile.
Lo studio
La ricerca è stata condotta dagli studiosi dello statunitense Health Effects Institute, nell’ambito del progetto Global Burden of Disease Study, che analizza su scala mondiale livelli e tendenze nell’aria.
Ciò che è emerso è che sono morti a causa dell’inquinamento atmosferico nel primo mese di vita oltre 116mila bambini in India e 236mila nell’Africa Subsahariana. E quasi i due terzi delle morti derivano da fumi nocivi dei combustibili da cucina.
Secondo lo studio, ci sono sempre più prove dei legami tra l’esposizione delle donne incinte all’inquinamento atmosferico e il rischio di dare alla luce neonati prematuri o dal peso troppo basso.
Le vittime non sono solo i bambini
L’inquinamento atmosferico – inutile dirlo – non colpisce solo i più piccoli.
Il rapporto ha rilevato che ha ucciso 6,7 milioni di persone nel mondo nel 2019. Diventando la quarta principale causa di morte. Dopo l’elevata pressione sanguigna, il tabacco e i rischi legati ad una dieta errata.
Altri studi su questo tema
Proprio lo scorso marzo un altro studio – condotto da Jos Lelieveld e Thomas Münzel del Max Planck Institute for Chemistry – aveva preso in esame il rapporto tra qualità dell’aria e salute. Ed aveva stimato l’impatto di due tra i principali inquinanti. E cioè il particolato PM2.5 e l’ozono.
Lo studio aveva rivelato che ogni anno 8,8 milioni di morti premature sarebbero riconducibili all’inquinamento e che questo diminuirebbe l’aspettativa di vita di circa tre anni.
I rischi ad esso collegati sono talmente grandi che secondo gli autori l’inquinamento atmosferico dovrebbe essere incluso come fattore di rischio – insieme a fumo, diabete e ipertensione e colesterolo – nel linee guida sulla prevenzione delle malattie cardiache acute e croniche e dell’insufficienza cardiaca.
Quanto siamo responsabili noi dell’inquinamento atmosferico?
Tanto. Gran parte dell’inquinamento proviene da fonti antropiche. E cioè quelle derivanti da tutti quei processi di combustione e lavorazione che l’uomo compie ogni giorno. E non parliamo solo dei succitati combustibili da cucina.
Le automobili producono gas di scarico che finiscono nell’aria. Così come le attività di tipo artigianale e industriale. Il riscaldamento delle case e degli edifici rilascia fumi in atmosfera.
E pensare che basterebbero poche – ma buone – azioni quotidiane per ridurre il problema. Come limitare l’uso dell’auto. Oppure semplicemente sceglierne una meno inquinante (come gli ormai diffusissimi modelli a metano). Ridurre la velocità di marcia. Spegnere la luce quando si esce da una stanza. Non utilizzare il riscaldamento ed il condizionatore quando non è strettamente necessario e far controllare periodicamente i dispositivi. Riciclare, per limitare la produzione di rifiuti domestici.
Un gesto – oppure una scelta – quotidiana del singolo può cambiare la vita di tutti.
Anna Gaia Cavallo
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