
Quante volte ci siamo chiesti in quale contenitore vada un rifiuto domestico? Le risposte non sono sempre molto chiare, ma una cosa è certa. Alcuni rifiuti, pur sembrando innocui, possono provocare danni inimmaginabili se non si smaltiscono come si deve. Come le batterie ricaricabili, che possono addirittura provocare incendi.
I pericoli delle batterie ricaricabili
Se durante il normale utilizzo sono sicure, al momento in cui vengono gettate nei rifiuti, le batterie possono provocare danni irreparabili.
Dalle semplici pile dei giocattoli a quelle del telecomando, dalle batterie che troviamo nei telefoni cellulari, a quelle più potenti che permettono ai kart da pista di camminare: tutte queste, ad alto contenuto energetico, posseggono anche un alto contenuto di materiale nocivo.
Una volta gettate insieme ad altri rifiuti – e di conseguenza schiacciate, deteriorate o danneggiate da essi – provocano ingenti disagi all’ambiente circostante.
Questo accade perchè i principali tipi di batterie ricaricabili sono agli ioni di litio (Li-ion), ai polimeri di litio (LiPo), al nichel cadmio (Ni-Cd, al nichel metallo idruro (Ni-MH) e al piombo acido. Tutti elementi altamente infiammabili.
Batterie “zombie” e incendi
È di qualche giorno fa la notizia che, nel Regno Unito, secondo i calcoli dell’associazione ESA (Environmental Services Association) – che rappresenta molte delle più grandi società di riciclaggio e gestione dei rifiuti del paese – in un solo anno (tra aprile 2019 e marzo 2020) ci sono stati circa 260 incendi provocati da batterie zombie negli impianti di riciclaggio o di gestione dei rifiuti.
Le batterie in questione vengono definite “zombie” perché tornano dalla morte. Ovvero, a contatto con altri tipi di rifiuti, con calore o altre componenti, danno vita a incendi apparentemente scaturiti dal nulla.
Questo perché anche le semplici batterie ricaricabili, come ogni accumulatore di energia, possono essere soggette a corto circuito.
Come smaltire le batterie ricaricabili?
È necessario gettare le batterie negli appositi bidoni. Come i classici contenitori a cilindro trasparenti che troviamo fuori le tabaccherie. O nei centri di raccolta RAEE. Ovvero tra i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
È possibile, inoltre, al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura contenente batterie ricaricabili, consegnare gratuitamente quelle vecchie al distributore. Che si occuperà di avviarle al corretto trattamento.
Take Charge, l’iniziativa per la giusta raccolta delle batterie ricaricabili
L’associazione ESA ha fondato, negli ultimi giorni, la campagna Take Charge.
L’intento è sollecitare il pubblico a riciclare le batterie utilizzando servizi di riciclaggio specializzati e non gettarle mai insieme ai rifiuti generici.
Come ha spiegato Jacob Hayler, direttore esecutivo dell’Esa, interpellato dal Guardian:
“”Gli incendi causati da batterie disattentamente buttate mettono in pericolo vite umane, causano milioni di sterline di danni e interrompono i servizi di smaltimento. Esortiamo i consumatori a riciclare le batterie in modo responsabile utilizzando punti di riciclaggio appositi, se disponibili. Questi incidenti sono spesso molto difficili da affrontare per i servizi antincendio. Possono causare gravi disagi alle comunità. Molte persone potrebbero non rendersi conto dell’importanza del corretto smaltimento delle batterie. Quindi, questo semplice consiglio può fare davvero la differenza nella prevenzione degli incendi causati dai rifiuti”.
Maria De Luca
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