
Le microfibre plastiche dai capi sintetici arrivano in mare (passando per la lavatrice). E sono altamente inquinanti.
Basti pensare che ad oggi i capi sintetici inquinanti contribuiscono per il 90% circa all’inquinamento da microplastica dell’Oceano Atlantico.
Molti immaginano che l’inquinamento da plastica oceanica sia visibile sotto forma di grandi detriti depositati sulla superficie del mare, sacchetti, cannucce e bottiglie.
In realtà, esistono minuscole particelle che si accumulano ed entrano silenziosamente nella catena alimentare. Molte di queste sono proprio microfibre plastiche. La loro minuscola dimensione rende loro facile insidiarsi in tutti gli organismi marini, dalle piante al plancton.
Numerosi ricercatori si sono occupati di questo problema.
Gli studi
Secondo uno studio realizzato dai ricercatori della California – e pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian – nell’ambiente naturale di questo Stato americano, sono state rilasciate 13,3 milioni di miliardi di microfibre plastiche.
Un risultato a dir poco scioccante, a detta di Alexis Jackson, direttore del progetto di pesca presso la Nature Conservancy in California.
Un altro studio – condotto dalla National University of Ireland (NUI) di Galway – già nel 2018 aveva affrontato questo tema. Ed aveva scoperto che il 73% dei pesci catturati nelle profondità oceaniche dell’Atlantico avrebbe microplastica nello stomaco. Di cui gran parte proveniente da capi sintetici.
Secondo un report del 2017 della International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, non a caso, le microfibre plastiche rappresentano il 35% dei microorganismi che avvelenano le acque.
Da dove arriva la microplastica?
Tutti i tessuti rilasciano microfibre.
I capi sintetici però, derivando dalla plastica, rilasciano microfibre plastiche.
Ma perchè le microfibre plastiche inquinano così tanto?
È presto detto. Oltre la metà dei nostri indumenti è realizzata con tessuti sintetici. Ogni ciclo di lavaggio di questi capi mette in circolo centinaia di migliaia di microfibre plastiche. Risciacquando, infatti, a temperature tra i 30 e i 40 gradi, il 40% di queste non viene trattenuto dai sistemi di filtraggio delle nostre lavatrici. E si disperde, finendo attraverso gli scarichi in fiumi, mari e oceani.
Cosa possiamo fare per arginare il problema?
L’ideale sarebbe riuscire ad evitare il più possibile poliestere e vari tessuti sintetici già durante la produzione, sostituendoli con quelli naturali (a patto che non abbiano ricevuto trattamenti chimici).
Del resto, la produzione tessile è la seconda industria più inquinante al mondo.
Bisognerebbe inoltre investire per migliorare i meccanismi di depurazione ed evitare, di conseguenza, che queste microfibre plastiche vengano a contatto con l’ambiente.
Nel nostro piccolo possiamo imparare, ad esempio, ad evitare lavaggi inutili, lunghi o ad alte temperature. Possiamo inoltre preferire i tessuti naturali, scegliere indumenti biologici e riutilizzare vecchi capi. E cercare di sfruttare più a lungo i capi acquistati, riciclarli correttamente e puntare sull’usato.
Un piccolo “sforzo” per noi può essere una grande conquista per il mondo in cui viviamo.
Maria De Luca
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