
Chi dice donna dice ambiente. Lo afferma uno studio pubblicato da Bloomberg New Energy Finance e Sasakawa Peace Foundation. Che ha evidenziato come le aziende con i “vertici al femminile” siano più attente alla sostenibilità.
Ma chi dice donna dice anche salute: l’OMS ha sottolineato l’importanza delle donne durante la pandemia.
Procediamo con ordine.
Lo studio
Il rapporto ha analizzato il comportamento di 11.700 multinazionali.
Ciò che emerge è che compagnie elettriche, produttori di petrolio (e imprese in generale) in cui le donne ricoprono almeno il 30% di ruoli apicali tendono a stabilire strategie chiare di governance ambientale. E mostrano maggiore trasparenza nel rilascio dei relativi dati, compresi quelli sulle emissioni di gas serra.
Tanto è vero che la crescita delle emissioni nelle aziende con un terzo di direttori al femminile è stata dello 0,6%, rispetto al 3,5% di quelle con cda solo maschili.
E non solo. Le donne investono di più su ricerca e sviluppo e sui beni immateriali (intangible assets). Dove per beni immateriali si intende brevetti, diritti d’autore, marchi. Che tradotto, significa che le donne sono portate a puntare sull’innovazione, fondamentale per una crescita aziendale di lungo periodo. E che molto spesso include scelte sostenibili.
Nel 2017 nelle aziende che hanno accolto le raccomandazioni della TCFD (Task Force on Climate – related Financial Disclosures), hanno mostrato una presenza media di donne del 31% (rispetto al 16% di chi le ha ignorate).
Grandi produttori di energia, come Royal Dutch Shell Plc e Bp Plc, hanno fissato obiettivi di decarbonizzazione più ambiziosi e rigorosi rispetto alla maggior parte dei concorrenti. Non a caso, nei loro consigli di amministrazione è presente una quota considerevole di donne.
Le donne e la ripresa economica
Ma le donne non sono fondamentali solo nelle aziende. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il 70% dei dipendenti dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali sono donne. E combattono la pandemia in prima linea. In paesi come l’Egitto e il Libano, le infermiere rappresentano rispettivamente il 90% e l’80% del personale infermieristico totale.
E come ha affermato la Banca mondiale ed ha poi sottolineato Elisabetta Belloni – il segretario generale del Ministero degli Esteri – aprendo il Forum delle Donne dei Med Dialogues 2020 di Roma:
“Colmare il divario di guadagno tra donne e uomini potrebbe aggiungere fino a 3,1 miliardi di dollari alla ricchezza regionale”.
Queste nuove consapevolezze contribuiranno a ridurre definitivamente il divario di genere? Lo scopriremo.
Anna Gaia Cavallo
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