venerdì , 22 Settembre 2023

Biodiversità, attacco senza precedenti

Nei giorni scorsi a Parigi è stato presentato il rapporto dell’Ipbes (Onu).

Biodiversità, attacco senza precedenti

Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’habitat marino sono stati modificati in modo significativo. Quasi un milione di specie animali e vegetali rischia l’estinzione. Molte potrebbero scomparire fra pochi decenni.

di Giuliano D’Antonio*

Si susseguono gli allarmi lanciati dai più autorevoli organismi mondiali che analizzano la perdita irreversibile di biodiversità. Il tema non è certamente nuovo, ma le sempre più numerose segnalazioni della gravissima situazione nella quale è precipitato il pianeta dovrebbero indurre la filiera istituzionale (a tutti i livelli) ad assumere un atteggiamento più proattivo, mentre, invece, assistiamo, nella migliori delle ipotesi, a semplicistiche dichiarazioni di intenti. Nei giorni scorsi a Parigi è stato presentato il rapporto dell’Ipbes (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’Onu) che ha fatto ricorso al termine “unprecedented” (senza precedenti) per descrivere la dinamica di progressiva distruzione del patrimonio naturale. Lo stato di assedio alla biodiversità globale (con tutto quello che ne consegue in termini di deperimento di apporti che le varietà delle forme di vita convogliano sul genere umano) si configura come la principale emergenza mondiale, ma non si riscontra l’attivazione di accordi e programmi di contrasto effettivamente validi ed operativi.

Ma entriamo nel merito. “Lo studio si sviluppa in 1.800 pagine ed è una prima e completa fotografia dello stato della biodiversità mondiale dal 2005, realizzato grazie alla documentazione fornita da 400 esperti mondiali di oltre 50 Paesi.  Riprendendo i dati del Living Planet Report del Wwf, pubblicato nel 2018, il report Ipbes traccia un quadro allarmante sulla perdita di natura in atto nel nostro Pianeta. Secondo il report Ipbes, le azioni dell’uomo hanno alterato in modo significativo la natura in tutto il mondo. Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo. Più di un terzo della superficie terrestre del mondo e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o bestiame e circa 1 milione di specie animali e vegetali, come non si era mai verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione. Molte potrebbero scomparire fra pochi decenni”, (wwf.it/ 06.05.2019).

Il rapporto consente anche di avere una panoramica completa di informazioni sulle correlazioni tra cambiamento climatico ed erosione del capitale naturale. “Le emissioni di gas serra – evidenzia sempre il Wwf analizzando il report – sono raddoppiate, provocando un aumento delle temperature medie globali di un grado 1°C, mentre il livello medio globale del mare è aumentato da 16 a 21 centimetri dal 1900. Questi cambiamenti hanno provocato impatti diffusi in molti aspetti della biodiversità, a cominciare dalla stessa distribuzione delle specie”.

Insomma, il quadro è molto chiaro, ma non c’è traccia di una forma di reazione istituzionale e politica adeguata. E, purtroppo, neanche questa è una novità.

*Presidente Fonmed (Fondazione Sud per la Cooperazione e lo Sviluppo del Mediterraneo)

(Fonte: wwf.it/ 06.05.2019)

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