Nell’anno del Covid – 19 e dei conseguenti cambiamenti, che tutti noi stiamo affrontando da ormai dieci mesi, uno spiraglio di luce sembra arrivare in lontananza. Grazie all’impegno dei volontari del World Food Programme, che quest’anno si sono aggiudicati il premio Nobel per la pace.
World Food Programme
Il World Food Programme è la principale organizzazione umanitaria che si occupa di garantire la sicurezza alimentare, uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Nel 2019, questo programma ha fornito cibo e assistenza a quasi cento milioni di persone in 88 Paesi.
Perché il Nobel per la pace è stato assegnato proprio ad una organizzazione che combatte la fame nel mondo?
Nel 2018, la Risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha reso esplicito, per la prima volta, il collegamento tra la fame e i conflitti.
La carenza di cibo è dovuta proprio ai conflitti che devastano quasi sempre gli stessi posti del mondo. E che causano incertezza alimentare, povertà e scarsità di risorse utili alla sopravvivenza. Di contro, è proprio la fame che incoraggia il ricorso alla violenza, creando così un circolo vizioso che non riesce mai ad avere fine.
Proprio da questo è nata la scelta di assegnare il Nobel per la pace al World Food Programme.
Pandemia e malnutrizione
A causa della recente pandemia, che ha sconvolto il mondo intero, inoltre, le popolazioni che affrontano ogni giorno la mancanza di cibo, sono destinate quasi a raddoppiare.
Entro la fine del 2020, infatti, secondo il Global Report on Food Crises, se non si interviene in maniera tempestiva ed efficace, il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà e mancanza di cibo, potrebbe arrivare a 265 milioni.
In alcuni Paesi segnati dalla guerra civile, come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, il Sudan meridionale e il Burkina Faso, le conseguenze economiche della pandemia hanno causato un’impennata del numero di persone che non hanno cibo a sufficienza.
È stato quindi doveroso assegnare il Premio Nobel per la pace proprio al Programma Alimentare Mondiale. E proprio quest’anno, poiché l’organizzazione è stata di grande esempio sul piano dell’impegno e della gestione del problema, soprattutto in piena crisi sanitaria. Come sostengono i rappresentanti del PAM infatti, “finché non ci sarà il vaccino, è proprio il cibo il miglior vaccino contro il caos”. Ed è proprio secondo questo motto che agisce l’organizzazione umanitaria.
Compito del comitato per il Nobel norvegese (l’organo che si occupa dell’assegnazione del premio, insieme a cinque membri del Parlamento di Oslo) è stato proprio quello di riconoscere, con il massimo del prestigio, il Programma Alimentare Mondiale. Il quale ha saputo intensificare gli sforzi per contrastare la fame e la povertà. Ed ha saputo affrontare al meglio questa crisi durante la più assoluta emergenza sanitaria.
Maria De Luca