mercoledì , 31 Maggio 2023
mercato nazionale delle carni bovine
Foto di Peggy und Marco Lachmann-Anke da Pixabay

Gli ultimi dati sul mercato nazionale delle carni bovine

ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ha pubblicato il nuovo report “Tendenze – Bovino da carne n.1/2021- Giugno 2021”, con cui approfondisce il mercato nazionale delle carni bovine. Ciò che emerge è che l’offerta nazionale è sostanzialmente stabile, ma il campo della redditività soffre di più. I prezzi in allevamento sono progressivamente in calo e le quotazioni delle materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali crescono gradualmente.

Il mercato internazionale

Forte è la pressione delle produzioni estere sul nostro mercato nazionale delle carni bovine. La domanda cinese di proteine, in crescita, è soddisfatta principalmente dal Brasile e dall’Argentina. Infatti, nel corso del 2020, il valore della carne in Brasile è aumentato del 70%. Mentre in Argentina è stato imposto un divieto di 30 giorni sulle esportazioni di carne bovina per contrastare l’aumento dei prezzi interni a seguito della domanda asiatica.

In Australia, invece, si registra il minimo storico del patrimonio bovino degli ultimi 30 anni, a causa della siccità. Di conseguenza le esportazioni sono diminuite del 22%.

Il mercato europeo 

In Europa i volumi in entrata di carni EXTRA UE stanno diminuendo sempre di più. Nel primo trimestre del 2021 vi è stata una riduzione del 10% rispetto al 2020. Sono diminuite soprattutto le importazioni dall’Argentina e dagli Stati Uniti.

Anche le produzioni in Europa sono in calo. Il primo trimestre del 2021 registra una flessione del 9%. Tra i Paesi che maggiormente hanno visto una diminuzione di produzione vi sono l’Irlanda, la Polonia e i Paesi Bassi.

I prezzi medi europei, invece, aumentano. I vitelloni a fine maggio hanno raggiunto una media di 372 euro / 100Kg, pari all’8,3% in più rispetto all’ analogo periodo 2020, mentre le manze raggiungono una quotazione media di 386 € / 100Kg, pari al 9,3% in più rispetto all’anno scorso. L’aumento dei prezzi è dovuto anche all’aumento delle importazioni dei paesi dell’Asia orientale.

Il mercato italiano

Com’è la situazione, invece, per il nostro mercato nazionale delle carni bovine? 

Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, nel 2020 sono stati macellati poco più di 2,5 milioni di capi (+0,2% rispetto all’anno precedente). Nei primi tre mesi del 2021 vi è stata una flessione del 3% rispetto allo stesso periodo del 2020. La macellazione ha compreso soprattutto vitelloni maschi e femmine e i manzi; seguono le vacche e i vitelli. 

Inoltre, i prezzi medi in allevamento, rispetto al 2020, calano nel 2021 per i vitelloni o i vitelli da macello, mentre sono più alti per le vacche e la scottona. 

Fino a maggio 2021, invece, la domanda domestica delle carni bovine è l’unica in regressione (-1,7%), sebbene anche le altre registrino una domanda inferiore rispetto al 2019 / 2020. 

Anche le importazioni sono calate, sia per la mancanza di flussi turistici sia per l’aumento dei valori delle carni estere. Nei primi due mesi del 2021 le importazioni sono diminuite del 22%. Cresce, invece, l’import dei bovini vivi nel primo trimestre del 2021 (+2,4%) e di quelli da riproduzione (+2,7%). Ciò indica il non voler ridurre l’offerta per il periodo estivo, in vista di un’attesa espansione della domanda per l’uscita dalla fase critica dell’emergenza sanitaria e le conseguenti “riaperture”.

Il mercato nelle macroaree geografiche 

Osservando le macroaree geografiche italiane, solo il Nord – Est registra un incremento dei consumi: +7,7% rispetto al 10% dell’anno 2019 / 2020. Il mercato nazionale delle carni bovine è in negativo nel Sud (-2,6%), al Centro (-5,3%) e nel Nord Ovest (-3,1%). 

Ad ogni modo, il sud registra il 34% degli acquisti, seguito dal Nord Ovest, il Centro e infine, il Nord Est. 

Redditività a rischio 

Se consideriamo il rapporto tra indice dei prezzi di vendita e dei prezzi dei mezzi di produzione, si può confermare che nei primi mesi del 2021 la redditività degli allevamenti nazionali è a rischio.

Infatti, l’aumento dei costi delle materie prime è più veloce dell’aumento dei prezzi. A maggio, il mais ha raggiunto la quotazione record di 266,61 euro / t, mentre la soia ha raggiunto i 695,17 euro / t. 

Un nuovo mercato

Nel primo trimestre del 2021 l’indice di clima di fiducia delle imprese di prima lavorazione delle carni rosse è ulteriormente peggiorato (-20,4). Oltre a far fronte alla crisi finanziaria, il mercato nazionale delle carni bovine deve saper accontentare la maggior attenzione dei consumatori verso la sostenibilità ambientale. 

Infatti, è sempre maggiore la preferenza verso prodotti che garantiscono la qualità, il salutismo e la territorialità e il mercato italiano delle carni bovine dovrà soddisfare queste esigenze.

La filiera italiana delle carni deve diventare più “identitaria”. Deve potenziare e valorizzare elementi di “valore aggiunto”, “qualità organolettica”, “modalità di frollatura”, “riconoscimenti territoriali”, “marchi di garanzia del rispetto animale e ambientale”, valori etici e sociali, come si legge nel report ISMEA.

Il mercato nazionale delle carni bovine è una risorsa strategica per il Paese e servirà dunque politica di settore a lungo termine che cerchi di migliorare e rendere forti i rapporti tra produzione e distribuzione, con uno sguardo verso la sostenibilità ambientale. 

Marianna Fierro

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