Secondo il WWF il 70% della biomassa degli uccelli del Pianeta è composta da polli d’allevamento. Solo il 30%, invece, da specie selvatiche. A renderlo noto è stata l’organizzazione no profit, che in prossimità del “Pre Summit Food”, ha stilato il report “Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne”. L’analisi è nata per sottolineare la necessità di una riflessione globale sull’attuale sistema di produzione e consumo della carne e dei derivati animali.
Inoltre, il report del WWF fa parte della campagna #Food4Future, che ha come obiettivo modificare i sistemi agroalimentari, dalla produzione al consumo, al fine di renderli più resilienti, più inclusivi, più sani e più sostenibili, tenendo conto delle necessità umane e dei limiti del Pianeta.
Scopriamo insieme i dettagli del report stilato dal WWF.
Il report del WWF
Dal report si evince che negli ultimi 50 anni, sono ben 50 miliardi i polli d’allevamento macellati in un anno. Di questi il 70% proviene da allevamenti intensivi. Tra i mammiferi, i dati sono ancora più sorprendenti: il 60% del peso dei mammiferi sul Pianeta è costituito da bovini e suini da allevamento; il 36% da esseri umani e appena il 4% da mammiferi selvatici.
In generale, la quantità di carne prodotta attualmente è cinque volte maggiore rispetto a quella dei primi anni ’60. Mediamente ogni essere umano consuma 34,5 kg di carne durante l’anno.
In Italia il consumo medio è nettamente maggiore rispetto a quello appena indicato: ogni connazionale mangia all’incirca, in 365 giorni, 80 kg di carne. A dispetto degli anni Sessanta, periodo storico in cui il suo uso alimentare si aggirava sui 21 kg a testa in un anno.
A livello produttivo, la nostra Nazione produce circa 23 milioni di capi allevati, classificandosi al quarto posto a livello europeo per numero complessivo di capi.
Inoltre, una grandissima parte delle malattie infettive che hanno afflitto l’uomo vengono purtroppo trasmesse dagli animali. Non solo. Gli allevamenti intensivi hanno un forte impatto anche sul nostro Pianeta.
Un impatto decisivo per i cambiamenti climatici
Nel comparto agricolo, infatti, tra i maggiori responsabili della produzione di gas serra troviamo gli allevamenti intensivi, che generano il 14,5% delle emissioni totali.
A livello europeo, la produzione agricola è responsabile del 12% delle emissioni di gas serra. Circa il 60% di tali emissioni deriva dagli allevamenti, in particolare dal bestiame bovino. Inoltre, in Italia gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili. A precederli il riscaldamento degli edifici.
Il commento di Isabella Pratesi di WWF Italia
A tal proposito l’allarme del WWF è giunto puntuale in occasione del “Pre Summit Food” delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari. Un evento in cui è stato analizzato il cambiamento climatico, mettendo in discussione l’attuale andamento del sistema alimentare.
A tal proposito, Isabella Pratesi, Direttrice Conservazione del WWF Italia ha dichiarato:
Il sistema agroalimentare porta nelle nostre case i frutti del lavoro di centinaia di milioni di persone in mare e a terra e i benefici di ecosistemi vicini e lontani. Il cibo è il sapore della vita per miliardi di persone. Eppure proprio questo sistema, entrato negli ingranaggi voraci di sistemi economici ed industriali globali, si è trasformato in un letale nemico di foreste, oceani, biodiversità e, non ultimo, della nostra stessa salute. La nostra stessa sopravvivenza su questo Pianeta ci pone oggi l’obbligo – prima che sia troppo tardi – di ripensare il nostro sistema alimentare globale a partire dagli allevamenti intensivi. Oggi se vogliamo dare un futuro al Pianeta non basta più pensare ad abbattere le emissioni di CO2, dobbiamo ridurre le “emissioni” del sistema food che sono deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione di ecosistemi.
Limitare il sistema food, così come ci ha ricordato la Pratesi, è doveroso. Ripensiamo alla nostra alimentazione e riflettiamo.
Fonte: WWF