Proteggere gli ecosistemi naturali e la biodiversità è fondamentale per affrontare le grandi sfide, quali cambiamento climatico, riduzione del rischio di disastri. Salvaguardare gli ecosistemi, però, vuol dire anche maggiore sicurezza alimentare e sviluppo economico locale. Per questo motivo, nel 2021, l’ONU ha dato inizio al Decennio per il ripristino dell’Ecosistema. Il progetto, coordinato dall’UNEP e dalla FAO, prevede una serie di eventi e iniziative a livello mondiale, per istaurare una collaborazione tra tutti i soggetti interessati.
L’inizio
Tutto ha inizio il 1° marzo 2019, quando la ministra dell’ambiente e delle risorse naturali di El Salvador, Lina Pohl, ha proposto la creazione del Decennio per il ripristino dell’Ecosistema con un discorso all’Assemblea generale.
Hanno immediatamente raccolto l’invito più di 70 paesi. In seguito, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficializzato il Decennio delle Nazioni Unite per il restauro degli ecosistemi 2021-2030.
Il progetto
Le zone da ripristinare sono molto varie. Dalle riserve naturali alle aree di pesca, dalle piantagioni alle falde acquifere, dalle rive dei fiumi alle aree costiere. Insomma, qualsiasi area degradata può e deve essere restaurata. Anche le azioni per raggiungere tali obiettivi sono molteplici. Ad esempio, creare nuove piantagioni, rigenerare aree agroforestali, gestire meglio le risorse naturali e migliorare la qualità del suolo.
Inoltre, con questo progetto, l’ONU mira a migliorare lo scambio di conoscenze per il ripristino su scala e collegare le iniziative che interessano la stesso area. Infatti, secondo il Global Partnership on Forest and Landscape Restoration, con azioni coordinate sarà possibile ripristinare fino a 2 miliardi di ettari di terreni. Un’area più grande del Sud America.
Ancora, con il Decennio per il ripristino dell’ecosistema, l’ONU mira a coinvolgere quanti più settori possibili, per sottolineare quanto gli ecosistemi siano importanti per ottenere benefici sociali ed economici.
I benefici del Decennio per il ripristino dell’Ecosistema saranno visibili anche attraverso i Goal dell’Agenda 2030. In particolare, attraverso il Goal 3-salute e benessere, Goal 6-acqua pulita e servizi igienico sanitari, Goal 11 città e comunità sostenibili, Goal 12- consumo e produzione responsabili, Goal 13-lotta contro il cambiamento climatico, Goal 14 e 15-vita sott’acqua e sulla terra. Non a casa, entrambi hanno come limite il 2030.
Suolo e acqua
Perché è così importante il Decennio per il recupero dell’Ecosistema?
Dai dati dell’ONU, ad oggi, a livello globale, circa il 20% della superficie vegetata del pianeta mostra cali di produttività e di fertilità, causate dall’erosione, dall’impoverimento del suolo e dall’inquinamento. Inoltre, dal 2000 sono andati persi circa 100 milioni di ettari di foreste. Continuando in questo modo, entro il 2050 i raccolti, a livello globale, diminuirebbero del 10%. In alcune regioni potrebbe esserci un calo anche del 50%, con gravi ripercussioni a livello sociale ed economico.
Anche le zone umide, nell’ultimo secolo, sono diminuite del 70%, con gravi ripercussioni sulla biodiversità. Tra le principali vittime di ciò che sta accadendo vi sono le mangrovie, arbusti marittimi capaci di assorbire grandi quantità di anidride carbonica, che conservano per secoli nel terreno acquifero. Se continuiamo a distruggere queste ultime al ritmo annuale (1% all’anno), entro il 2100 scompariranno del tutto.
Le proposte
L’Onu propone delle iniziative da attuare nel corso del Decennio per il ripristino dell’Ecosistema. Ad esempio, nel corso dei dieci anni, si deve potenziare la disponibilità di aree naturali, rinaturalizzando i siti dismessi e integrando zone verdi in città. Ed è soprattutto in città che bisogna fare attenzione alla salvaguardia della biodiversità introducendo, ad esempio, tetti e pareti verdi, incrementando gli orti urbani e diffondendo sistemi sostenibili di raccolta delle acque.
Per quanto riguarda l’agricoltura, bisognerebbe scegliere pratiche resilienti. Molto importante è anche un’educazione verso diete sostenibili e verso una cultura del riuso.
Gli ecosistemi vengono degradati a un ritmo senza precedenti. I nostri sistemi alimentari globali e il sostentamento di milioni di persone dipendono dalla collaborazione di tutti noi per ripristinare ecosistemi sani e sostenibili per oggi e per il futuro.
È quanto ha affermato José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO e uno dei principali promotori del Decennio per il Ripristino dell’Ecosistema.
Certo, ripristinare gli ecosistemi è un’azione complessa e un’iniziativa può essere positiva per un ecosistema e, allo stesso tempo, negativa per un altro. Per questo motivo è necessaria una ricerca scientifica globale. Ora è il momento di ricostruire quello che abbiamo rovinato.