Un recente studio condotto dall’Università di Copenaghen e pubblicato sulla rivista One Earth, collega la perdita del sonno aiforz cambiamenti climatici. L’aumentare delle temperature notturne, infatti, spingerà ad andare a letto sempre più tardi, peggiorando in maniera esponenziale la qualità del nostro sonno, nonché della nostra salute fisica e mentale.
Può sembrare una verità scontata, ma che cosa significa realmente e soprattutto quali sono i danni ai quali saremo sottoposti?
Scopriamolo insieme.
Lo studio sul sonno e i cambiamenti climatici
Per portare a termine lo studio condotto dall’Università di Copenaghen, sono stati esaminati i dati raccolti in tutto il mondo tra il 2015 e il 2017. In che modo? Attraverso l’analisi di quasi 50.000 tracker che hanno rilevato l’attività del sonno dei soggetti monitorati. Tali dispositivi sono stati necessari per osservare il momento preciso in cui si addormentavano e si svegliavano.
I dati presi in questione erano anonimi, ma i ricercatori hanno potuto osservare dove si trovavano effettivamente i partecipanti di cui era stata monitorata la qualità del sonno. Da tali considerazioni, è emerso che, nei luoghi con temperature non particolarmente alte, si è registrata una drastica perdita del sonno. Probabilmente ciò dipende dal fatto, che tra la popolazione che vive in questi luoghi, c’è una certa difficoltà ad adattarsi a temperature più alte.
Nelle notti in cui si superano i 30 gradi, il sonno è diminuito mediamente di circa 14 minuti. Questo significa che potremmo assistere a una perdita di circa 44 ore di sonno all’anno; ossia circa 11 notti in cui la quantità di sonno è insufficiente. Inoltre, secondo gli studiosi, sono state, soprattutto, le donne a risentirne di più per l’aumento delle temperature.
Sorge spontanea una domanda: quali sono i paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici, per quanto concerne la perdita e il disturbo del sonno?
I paesi più colpiti dai cambiamenti climatici
I ricercatori di Copenaghen hanno ipotizzato che, saranno soprattutto i Paesi in via di sviluppo a risentirne di più; perché meno dotati di impianti di aria condizionata, rispetto agli altri contesti del mondo. Dato apparentemente veritiero, se teniamo in considerazione, l’aumento dei costi relativi all’elettricità degli ultimi mesi e la scarsità del gas a cui andremo incontro, a causa del conflitto tra la Russia e l’Ucraina.
Infatti, gli studiosi sottolineano che sarà necessario implementare a tali considerazioni nuovi studi. Un settore di indagine sulla relazione tra il sonno e i cambiamenti climatici, potrebbe basarsi sugli istituti carcerari dei Paesi con diffusione limitata degli impianti di aria condizionata.
A prescindere, se andiamo avanti così, entro la fine del secolo, con l’ulteriore aumento delle temperature mondiali, la quantità di sonno notturno perduto potrebbe salire a 55 ore all’anno pro capite.
Di sicuro, saremo sempre più stanchi.