mercoledì , 31 Maggio 2023
violenza sulle donne
Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

Giornata contro la violenza sulle donne: tutto ciò che c’è da sapere

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Eppure oggi, 25 novembre 2020, sono passati pochissimi giorni dal caso della maestra di Torino. Pochissimi anni dal caso di Valentina Pitzalis ed ancora meno da quello di Gessica Notaro.

Siamo nell’era del progresso, eppure a quanto pare siamo rimasti indietro. Siamo nell’anno in cui una donna è diventata vicepresidente degli USA e questo ha fatto scalpore, perchè donna e vicepresidente nella stessa frase non ci sono mai state. Nell’anno della pandemia da Coronavirus, in cui abbiamo imparato tutti che il pericolo è “fuori” e che dentro casa ci sono solo calore e sicurezza. Eppure a molte donne non è stato lasciato neanche il diritto di sentirsi protette in casa propria.

Per fortuna c’è chi chi combatte (senza armi) affinchè il mondo femminile possa diventare un luogo sicuro in cui vivere ed ogni donna possa sentirsi libera. Come l’ONU, che vorrebbe, entro il 2030, porre fine ad ogni forma di discriminazione e di violenza sulle donne (Goal 5). Ma siamo davvero sicuri che non sia pura utopia e che in soli 10 anni riusciremo a compiere così tanti passi avanti?

25 novembre: perchè questa data?

Era il 25 novembre del 1960 quando tre sorelle – Patria, Minerva e María Teresa Mirabal –  furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti.

Le tre sorelle – attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo – sono passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne.

Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo “Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche”. Da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo. Nel 1999 è stato istituzionalizzato anche dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre.

La situazione italiana: il rapporto Eures

91. Questo è il numero delle vittime registrate nei primi dieci mesi del 2020. Una ogni tre giorni in pratica. 91 vite spezzate. Di cui una grande parte dalla mano di chi avrebbe dovuto amarle e proteggerle.

Il numero di femminicidi familiari stenta a diminuire (è passato da 85 ad 81 nei primi dieci mesi del 2020). Quello dei femminicidi di coppia è rimasto invariato (ancora 56). Ed è aumentato il numero delle donne uccise nel contesto del vicinato (passando da 0 a 4).

In sostanza, l’incidenza del contesto familiare nei femminicidi ha raggiunto nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Ed i femminicidi consumati all’interno della coppia salgono al 69,1% (erano il 65,8% nel 2019. 

I femminicidi familiari – che negli ultimi 20 anni presentano un’incidenza progressivamente crescente – registrano il valore più elevato proprio nell’ultimo anno (89%), a fronte di una percentuale media del 73,5% (pari a 2.458 femminicidi di familiari dal 2000 ad oggi).

La coppia continua a rappresentare il contesto relazionale più a rischio per le donne. Sono 1.628 le vittime tra le coniugi, partner, amanti o ex partner negli ultimi 20 anni (pari al 66,2% dei femminicidi di familiari e al 48,7% del totale delle donne uccise). 56 negli ultimi dieci mesi (pari al 69,1% dei femminicidi di familiari e a ben il 61,5% del totale delle donne uccise). Gli autori sono “per definizione” nella quasi totalità dei casi uomini (94%), con valori che nel corso dei singoli anni oscillano tra il 90% e il 95%. 

Sono diminuite soltanto le vittime femminili della criminalità comune (passando da 14 a 3 nel periodo gennaio – ottobre 2020).

Convivenza forzata e violenza

Durante il lockdown della scorsa primavera, per alcune donne la casa è diventata una vera e propria prigione. In cui convivere forzatamente con il loro aguzzino. Quello che per molti era il luogo più sicuro, per altri – anzi, altre – è diventato teatro di violenza.

Nel periodo compreso tra l’1 gennaio ed il 31 maggio 2020 i casi di violenza sono aumentati dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Osservando i dati relativi ai femminicidi familiari emerge come il rapporto di convivenza, già prevalente nel 2019 (presentandosi per il 57,6% delle vittime), ha raggiunto il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020, attestandosi addirittura all’80,8% nel trimestre del Dpcm Chiudi Italia. Tra marzo e giugno 2020, ben 21 delle 26 vittime di femminicidio in famiglia convivevano con il proprio assassino.

In valori assoluti, nel confronto tra i primi dieci mesi del 2019 e il medesimo periodo del 2020, il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi è salito da 49 a 54.

Le violenze fuori casa durante il lockdown

Contemporaneamente è sceso da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8%). Ma non basta. Non è normale che si debbano costringere gli uomini a restare in casa, per evitare che facciano del male ad una donna.

Come non è normale che una donna non si possa sentire al sicuro tra le braccia del suo uomo. E non lo è neanche che le donne debbano continuamente essere additate come “inferiori”, “sesso debole”. La violenza non è solo fisica. Esiste anche quella psicologica, che fa meno rumore, ma spesso fa ancora più male.

Tutto questo deve finire. La violenza sulle donne non è mai un atto di forza. Ma anzi, è un atto di debolezza.

Forse un giorno il Goal 5 verrà davvero raggiunto (magari non entro il 2030, ma verrà raggiunto comunque). Forse ci saranno solo sorrisi dove oggi ci sono lacrime e paura. Dove oggi c’è un 91 ci sarà solo uno 0. E la violenza sulle donne non esisterà neanche più. Ci saranno moltissime donne vicepresidenti – e, perchè no, anche presidenti – tanto che non farà neanche più scalpore la notizia. Le donne saranno libere di inviare qualsiasi tipo di foto e video al proprio uomo, senza essere ricattate nè giudicate. E potranno dire di no quando e a chi vogliono, senza scatenare alcuna reazione violenta (di nessun tipo). Forse un giorno tutto questo sarà possibile. Forse. Ma di sicuro non è questo il giorno.

Anna Gaia Cavallo

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