L’uomo ha iniziato ad avere un impatto sull’ambiente a partire dalla prima rivoluzione industriale, durante la quale la situazione non è che andata peggiorando.
Sono state sfruttate le risorse della terra in maniera eccessiva, cambiandola del tutto e deturpandola.
In generale, l’avidità, la smania di avere potere e scelte sconsiderate hanno portato alla scomparsa di interi ecosistemi, in modo da intensificare una produzione intensiva e massiccia.
Quali sono le conseguenze che ne derivano da tale mancanza di equilibrio?
Le azioni dell’uomo che hanno un maggiore impatto ambientale
A partire dalla rivoluzione industriale le azioni dell’uomo hanno iniziato ad avere un impatto sul pianeta grazie a emissioni di carbonio. Queste sono per il 70% causate da combustibili fossili, mentre il restante 30% è dovuto ai processi di trasformazione del suolo.
Quest’ultimo processo, è ciò che causa la deforestazione e la conseguente perdita di ecosistemi. La trasformazione del suolo è dovuta soprattutto al dover far spazio a campi di coltivazione e allevamento, alla creazione di aree industriali ed urbane.
L’impatto delle azioni dell’uomo sul pianeta sono riconducibili anche all’enorme quantità di rifiuti che produciamo e che inevitabilmente finiscono in natura. Per quanto riguarda i rifiuti, due sono i fattori che contribuiscono all’aumento dell’inquinamento: la nostra non educazione al corretto riciclo e l’inadeguatezza dei sistemi di smaltimento.
L’uomo è responsabile soprattutto dell’inquinamento atmosferico. Le principali cause sono da attribuire agli impianti di riscaldamento, ai motori dei veicoli di trasporto, agli impianti termici industriali e a quelli di incenerimento dei rifiuti soliti. Tutti questi rilasciano nell’aria diossido di carbonio, piombo, diossido di zolfo e piombo.
Inquinano l’atmosfera anche i prodotti radioattivi dovuti ad esplosioni atomiche sperimentali. Anche il ciclo idrologico dell’acqua è colpito da diverse forme di inquinamento, tra cui la diretta immissione in essa di sostanze inquinanti. L’acqua in realtà avrebbe la capacità di auto depurarsi e decomporre biologicamente le sostanze animali e vegetali, a volte anche sintetiche.
Questa capacità, però, è dovuta alla presenza nell’acqua di microorganismi che sono capaci di ossidare i materiali. Ciò però è possibile solo in presenza di ossigeno, che se non sufficiente causa un processo di putrefazione, durante il quale vengono liberate sostanze tossiche.
Di conseguenza si ha la degradazione dell’ecosistema acquatico.
Quale scenario ci aspetta?
L’impatto delle azioni dell’uomo sull’ambiente lo stiamo vivendo soprattutto negli ultimi anni.
Tutte le azioni sconsiderate dell’essere umano stanno causando degli squilibri che hanno portato alla scomparsa di interi ecosistemi.
I cambiamenti climatici dovuti all’immissione nell’atmosfera di gas hanno aumentato l’effetto serra naturale, provocando un innalzamento delle temperature medie globali.
L’aumento della temperatura ha causato la maggior frequenza di intense piogge e grandine; la violenza dei cicloni tropicali è aumentata, i ghiacciai si sono sciolti. Tutto ciò ha provocato la distruzione di interi ecosistemi e l’estinzione, o quasi, di animali e piante.
Solo nel 2021 si contano 349 miliardi di dollari di danni nel mondo intero, dovuti alle intemperie causate dai cambiamenti climatici.
Gli scienziati a riguardo hanno predetto uno scenario apocalittico. Siamo l’unica razza capace di auto estinguersi e che nonostante sia a conoscenza di questa possibilità, continua a compiere scelte ottuse, dettate dalla voglia di potere e dall’avidità. La domanda che si pongono gli scienziati ormai non è più “Se ci estingueremo”, ma “Quando?”.
Abbiamo già assistito a cinque estinzioni di massa, ora con lo sfruttamento delle risorse naturali, la deforestazione, lo sfruttamento del suolo ecc., ci stiamo avviando verso la sesta.
Alcuni studiosi ne stabiliscono la data entro il 2026, altri entro il 2035, un punto di non ritorno se non facciamo in modo che il riscaldamento globale si mantenga sotto i 2°.
Morena Motariello
Fonti: ecocultura.it; sapere.it; vociglobali.it