I biodistretti possono contribuire allo sviluppo socio – economico.
L’inserimento dell’articolo 13 sui distretti biologici nel disegno di legge “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” – approvato pochi giorni fa all’unanimità in Commissione Agricoltura al Senato – rappresenta un riconoscimento formale importante. Come ha dichiarato FederBio, riempie un vuoto normativo e dà dignità a tutte le esperienze territoriali che in alcuni casi possono rivelarsi inconsistenti se prive di un inquadramento nazionale in grado di validarle e valorizzarle adeguatamente.
Ma procediamo con ordine.
Cosa è un biodistretto?
Un biodistretto è un’area geografica vocata al biologico, nella quale i diversi attori del territorio – agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori turistici e pubbliche amministrazioni – stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse. Come? Puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere fino al consumo.
Il biodistretto in sintesi è un patto per lo sviluppo green del territorio, sottoscritto dai produttori biologici, dalle amministrazioni locali e da tutti gli attori coinvolti.
Quali sono i vantaggi per i produttori nei biodistretti?
I produttori diventano protagonisti di questo modello. Che “parte dal basso”.
Le filiere biologiche locali vengono in questo modo promosse e valorizzate. Ecco perchè ai biodistretti si collega lo sviluppo socio – economico territoriale.
Il ruolo dei biodistretti nello sviluppo socio – economico
Alla base dei biodistretti vi è lo sviluppo sostenibile. Questi hanno un impatto positivo in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale sui territori rurali.
E con questi vengono messe in rete l’insieme delle risorse del territorio (dalle risorse agricole e artigianali a quelle naturali e culturali). Tutto partendo dalla ricostruzione delle relazioni sociali tra tutti gli attori delle comunità locali.
Ecco perchè i biostretti giocano un ruolo importante nello sviluppo socio – economico di un territorio. E, quindi, dell’intero Paese.
Come afferma FederBio:
“Per molti territori nel nostro Paese la conversione al biologico diventa quindi auspicabile per esigenze di salute e di produzione di cibo sano. E rappresenta una fondamentale opportunità in chiave competitiva per il territorio nel suo complesso e per le aziende che ne fanno parte per raggiungere un pieno sviluppo delle proprie potenzialità economiche, sociali e culturali”.
L’Italia ha bisogno di ripartire, questo ormai è certo. La nota positiva è che i biodistretti stanno aumentando sempre di più. Non saranno loro da soli a “salvare” il Paese, ma potranno comunque essere di aiuto.
Anna Gaia Cavallo