Il 2 Dicembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale per l’abolizione della schiavitù.
La giornata è stata istituita per ricordare il 2 Dicembre 1949, anno in cui le Nazioni Unite hanno approvato attraverso una convenzione, la repressione del traffico di persone umane e dello sfruttamento della prostituzione.
La convenzione è entrata in vigore il 21 Marzo e l’Italia l’ha recepita ai sensi della L. 232 Novembre 1966, n. 1173, pubblicata nella G.U. del 7 Gennaio 1967 n.5 e tiene conto della Dichiarazione universale dei diritti umani approvata nel 1948. Questa è frutto di secoli di elaborazioni di principi etici che vanno dalla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, la Rivoluzione francese e fino ad epoche più recenti. A suo favore votarono 48 membri su 58 e durante il dibattito emersero difficoltà e criticità relative alla storia nazionale, alla filosofia e al sistema economico differenti in ogni paese.
L’ Art. 1 della dichiarazione universale dei diritti umani stabilisce che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
La schiavitù purtroppo non è un tema relegato al passato. Anche oggi esiste sotto vari punti di vista.
Scopriamo nel dettaglio questo aspetto.
Quando possiamo parlare di schiavitù? Un po’ di storia
Per definizione, uno schiavo è un uomo che è proprietà di un altro uomo; non è un uomo libero, non ha proprietà. Nella storia, le guerre sono state la principale fonte di schiavitù. Infatti, i nemici sconfitti venivano ridotti in schiavitù o uccisi. Lo diventavano quelle persone che non potevano saldare debiti o avevano commesso crimini gravi.
La prima forma di schiavitù risale alla nascita dell’agricoltura e ne abbiamo testimonianza dalle fonti risalenti all’epoca degli Assiri e dei Babilonesi. In epoca greca, gli schiavi erano “casalinghi”, erano per lo più servitori e venivano trattati umanamente.
Diversa è l’epoca romana, anni in cui i prigionieri venivano puniti anche con la crocifissione. In epoca medievale si diffusero i servi della gleba, ovvero coloro che coltivavano le terre dei re e ne erano dipendenti. Il picco dello schiavismo si è raggiunto con la tratta dei neri dall’Africa all’America durante l’800. Periodo durante il quale le persone venivano letteralmente acquistate e trasportate da un continente all’altro. Circa 10 milioni di africani vennero trasportati in scarse condizioni igieniche nelle stive delle navi, facendone arrivare vivi ogni volta appena il 30%. Gli schiavi arrivati in America venivano utilizzati come forza lavoro nei campi di cotone.
Giornata Internazionale per l’abolizione della Schiavitù: perché parlarne ancora oggi?
In introduzione abbiamo già accennato come la schiavitù non sia un evento relegato al passato. Ci sono nuove forme di schiavismo e la Giornata internazionale per l’abolizione della Schiavitù ha l’obiettivo di eliminarla in ogni sua forma.
La schiavitù moderna è presente in tutto il mondo senza conoscere frontiere etniche, culturali o religiose. Gli schiavi moderni sono quelli costretti ai lavori forzati o alla schiavitù sessuale. Quest’ultima è segnalata come la forma più comune di schiavitù moderna. Di cui il 95% degli interessati è di sesso femminile. Sono schiavi le persone che cuciono i nostri vestiti, i braccianti migranti dei nostri campi, coloro che raccolgono minerali preziosi.
Non si esime dalla schiavitù moderna anche l’Italia. Dove il fenomeno del caporalato e lo sfruttamento a stampo mafioso dei braccianti nei campi agricoli sono tristemente noti. Nonostante ciò preveda sanzioni, in Italia sono oltre 400.000 le persone colpite da questa forma di schiavitù. Rientrano tra gli schiavi moderni anche i fattorini per le consegne a domicilio. Infatti, recentemente una nota azienda di delivery ha visto accusati oltre 10 dirigenti per caporalato ai danni di migranti richiedenti asilo, truffandoli sui compensi e costringendoli a lavorare in condizioni di degrado e disagio.
In Niger e in Senegal esistono ancora comunità di discendenti di schiavi, dove i bambini non sempre hanno accesso all’istruzione e sono fortemente discriminati. In alcuni casi i bambini sono costretti dagli stessi insegnanti a chiedere l’elemosina. In Uzbekistan e Turkmenistan, maggiori produttori di cotone al mondo, a causa della crescente domanda del mercato, il governo ha legalizzato lo sfruttamento e il lavoro forzato. A causa di ciò, tutti, indipendentemente da sesso, età e professione, sono chiamati a contribuire alla raccolta del cotone: ciò comporta l’interruzione di servizi pubblici e il ricatto di migliaia di persone, spesso anche minori.
Le cifre
Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), attualmente ci sono circa 40,3 milioni di “nuovi schiavi”. Ci troviamo di fronte una schiavitù moderna, un concetto non definito dalla legge ma che è usato per indicare il lavoro forzato, i matrimoni obbligati, il traffico, purtroppo ancora esistente, di traffico umano. Parlare di schiavitù moderna significa far riferimento a situazioni di sfruttamento che una persona non può evitare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere.
Secondo i dati resi noti dalle Nazioni Unite, ogni 1000 abitanti nel mondo 5 sono vittime di schiavitù, di queste 1 persona su 4 è un bambino. Questi ultimi, vengono reclutati forzatamente nei conflitti armati. Degli oltre 40 milioni dei nuovi schiavi, circa 25 milioni sono persone sottoposte a lavori forzati. Di questi, 16 milioni lavorano nel settore privato, come i lavori domestici, l’edilizia e l’agricoltura. 4,8 milioni di persone sono schiavi della prostituzione di cui il 99% sono donne e ragazze.
Si stima, inoltre, che siano 22 milioni le persone che si ritrovano a sposarsi a causa di matrimoni forzati, per l’85% dovuti a pressioni familiari. I dati che ci arrivano sottolineano l’urgenza di dover garantire che le migrazioni siano sicure, affinché ciò avvenga è necessario che le politiche nazionali e i quadri normativi rispettino i diritti umani in tutte le fasi di migrazione. Questa schiavitù moderna è anche l’antitesi dello sviluppo sostenibile, come dichiara Grace Forrest, direttrice e fondatrice di Walk Free: “Eppure, nel 2022, essa continua ad essere parte dell’economia globale. Il problema è causato dall’uomo, legato sia alla schiavitù come fenomeno storico che alla persistenza di disuguaglianze strutturali”.
Morena Motariello
Fonti: Wikipedia; Ilpiccolonet; Centrodirittiumani; Tg24.sky; Repubblica; Unri