Lo spreco di risorse idriche in Italia ha raggiunto livelli catastrofici: ogni secondo vengono sperperati 104 000 litri d’acqua, vale a dire 9 miliardi di litri al giorno. Un dato spaventoso, un crimine contro l’umanità e l’ambiente. Questo è quanto è emerso consideriamo che ogni anno nel mondo almeno 8 milioni di persone muoiono a causa della siccità.
Il tema della salvaguardia delle risorse idriche è stato a lungo trascurato nel nostro Paese: le condotte sono vecchie, corrose, e nella maggior parte dei casi mancanti di un controllo puntuale e efficace.
La conseguenza di questo disastro sono le continue interruzioni del servizio, soprattutto in vaste aree del Mezzogiorno, gli allagamenti, le frane.
Le risorse idriche in Italia
L’Italia è tra i Paesi europei più ricchi di risorse idriche: 55 miliardi di metri cubi d’acqua utilizzabili. Di questi il 72% proviene da fiumi, laghi e sorgenti di superficie, e il restante 28% da falde sotterranee. Solo il 14% delle risorse, invece, è destinato a uso potabile, mentre il 65% è utilizzato nell’allevamento e nell’agricoltura.
Esiste, tuttavia, un divario sensibile tra Nord e Sud nella distribuzione e nell’accesso alle risorse idriche. Mentre la distribuzione al Nord è pari al 53%, al Sud si attesta solo al 19%. Città come Cosenza, Catanzaro, Trapani, Palermo, Enna e Sassari soffrono di periodi spesso lunghi di razionamento idrico. Tuttavia, oggi si assiste a un incremento delle criticità anche nel Centro – Nord, per cui il problema dell’accesso all’acqua non è più soltanto confinato nel Mezzogiorno.
Nel 2018, ad esempio, i dati hanno dimostrato che nel nostro Paese il 37,7% selle risorse immerse in rete è andato disperso.
Condotte datate e cattiva gestione
Ma a cosa si deve questo spreco? Sono vari i fattori in gioco che determinano questa colossale dispersione di risorse. Prima di tutto, le condotte idriche in Italia sono in molti casi assai datate e perciò soggette a corrosione. Inoltre, si verificano frequenti rotture delle condotte, legate anche a una cattiva amministrazione delle strutture preposte al controllo, a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi.
Le soluzioni al problema: la protezione catodica e la ricerca perdite idriche
Il nuovo Pnrr, (Piano nazionale di ripresa e resilienza) varato dal Governo ha stanziato ben 4,38 miliardi di Euro allo scopo di “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo”. Tali fondi sono stati messi a disposizione dei gestori e degli amministratori al fine di mettere in atto piani mirati ad arginare una volta e per tutte il problema dello spreco dell’acqua.
Tra gli interventi attivabili, vi sono sicuramente la creazione di impianti di protezione catodica e la ricerca di perdite idriche.
La protezione catodica è una tecnica elettrochimica volta a salvaguardare dalla corrosione strutture metalliche esposte a un ambiente elettrolitico (terreni, acqua marina o dolce, sostanze chimiche ecc.). Le condotte sono naturalmente esposte alla corrosione. Per fortuna tramite la protezione catodica ciò può essere evitato. Tuttavia, mentre per le condotte di gas, carburante e altri materiali infiammabili la protezione catodica è per legge obbligatoria, per le tubazioni dell’acqua essa è ancora a discrezione dei gestori, che spesso optano per il risparmio, senza badare alle gravi conseguenze delle loro scelte.
La ricerca di perdite idriche per tubazioni interrate, invece, è volta all’individuazione puntuale di eventuali rumori riconducibili a perdite idriche, attraverso l’uso di uno speciale microfono ultrasensibile, detto vibrofono.
Ognuno di questi interventi può e deve essere messo in atto: lo spreco dell’acqua è una piaga che riguarda ogni strato della popolazione ed è responsabilità di noi tutti attivarci perché essa finisca.
Stefano Cortese